venerdì 29 aprile 2011

MOLFETTA - Interrogazione parlamentare sulla presenza di ordigni a caricamento chimico nel mare pugliese




Al Sindaco della città di Molfetta
e p.c. Agli organi di stampa


Oggetto: Interrogazione parlamentare sulla presenza di ordigni a caricamento chimico nel mare pugliese


Gent.mo Sindaco Senatore Azzollini, Le scriviamo ancora una volta, non solo per ricordarLe che siamo in attesa, da anni, di risposte alle numerose interrogazioni ed esposti sulla bonifica in atto a Molfetta, ma anche per chiederLe di sensibilizzare e sollecitare i Ministri competenti a rispondere all’ultima interrogazione a risposta scritta n. 4/09713 (di seguito allegata) presentata nella seduta della Camera n. 402 del 25/11/2010 dall’On. ZAMPARUTTI ELISABETTA e i co-firmatari BELTRANDI MARCO, BERNARDINI RITA, FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA, MECACCI MATTEO, TURCO MAURIZIO.
Dal momento che la risposta alla suddetta interrogazione si attende dal novembre 2010 ed è stata sollecitata il 12/01/2011, 3/02/2011, 3/03/2011,6/04/2011, chiediamo a Lei Sindaco Azzollini, anche in veste di rappresentante del Senato della Repubblica, di intervenire presso il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, affinché ci siano delle risposte chiare e definitive sulla situazione dell’inquinamento del nostro mare causato presumibilmente dalla presenza di ordigni bellici a caricamento chimico.
Confidando nella Sua sensibilità per la tutela del bene comune, della salute e sicurezza dei cittadini della Sua città natale, ringraziandoLa anticipatamente per il suo impegno e restando in attesa di un positivo riscontro, inviamo cordiali saluti.

Liberatorio Politico

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta n.4-09713 presentata giovedì 25 novembre 2010, seduta n.402 da ELISABETTA ZAMPARUTTI e BELTRANDI MARCO, BERNARDINI RITA, FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA, MECACCI MATTEO, TURCO MAURIZIO

- Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro della difesa, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.

- Per sapere - premesso che:

- secondo quanto risulta da archivi militari britannici (National Archives: dossier WO 188/685) e fonti bibliografiche attendibili (Infield, Glenn B., Disaster at Bari, The Macmillan, New York, 1971; Atkinson Rick, The Day of the Battle: The War in Sicily and Italy, 1943-1944, Henry Holt and Company, New York) sarebbero state inabissate davanti alla costa pugliese a partire dal dicembre 1943 fino a tutto il 1946 centinaia di migliaia di tonnellate, di ordigni bellici a caricamento convenzionale ed a caricamento speciale, i quali ultimi contenenti yprite, adamsite, lewisite, fosforo bianco, arsenico, acido solforico, cianuro, cloruro di pricrina, cloruro di cianogeno, e altro, in tutto 26 tipi di veleni diversi;

- secondo documenti tratti dai predetti archivi militari e dell'Archivio di Stato di Bari, come anche dall'articolo di Gianni Lannes «Un mare pieno di bombe» pubblicato sul n. 49 di Diario 7 dicembre 2001 pagine 22-23, tali inabissamenti hanno interessato anche la costa di Manfredonia, Vieste, Ortona, Pescara, Teramo, Pesaro, Rimini, Ischia, Aviano, il lago di Garda, ed altri siti ancora;

- già a partire dal 1970 i primi ordigni e fusti contenti tali sostanze, hanno rilasciato lentamente il loro contenuto mortale, nei fondali e nelle acque antistati la costa del medio e basso Adriatico, come in altri siti secondo campioni sottoposti ad analisi tossicologiche (Nave Calypso); nel 1999 lo studio Achab dell'Icram aveva evidenziato tali anomalie;

- in particolare, a partire da 1998, progressivamente è scomparso il pesce stanziale dei litorali pugliesi ed è rimasto imbrigliato nelle reti dei pescatori solo pesce migratore, anch'esso in quantità molto ridotte;

- sui fondali le alghe e la posidonia oceanica, dell'area antistante la costa molfettese che fa parte integrante del «Parco nazionale della Posidonia Oceanica San Vito di Barletta», sono assenti del tutto;

- secondo una documentata inchiesta giornalistica di Gianni Lannes, pubblicata dal settimanale Left (Avvenimenti) il 16 marzo 2007 (numero 11, pagine 14-26) dal 1946 a tutt'oggi numerosi pescatori sono risultati vittime di incidenti in mare a causa di predetti ordigni; altri più recentemente hanno cominciato ad avvertire forti bruciori agli occhi durante le battute di pesca, con occhi gonfi che lacrimano, offuscamento della vista, mani e zone esposte all'acqua che si spaccano e si riempiono di bolle piene di siero, che diventano, nei giorni successivi, dolorosissime. Inoltre avvertono problemi respiratori. Dopo una giornata di pesca i marinai di Molfetta sono costretti a rimanere a letto molti giorni, circa venti, perché non hanno forze e perché non si reggono in piedi. A bordo, quando le reti sono sul ponte ad asciugare con la barca attraccata, essi non possono fermarsi nemmeno dieci minuti, perché gli occhi cominciano a lacrimare e bruciano. Inoltre, compaiono difficoltà respiratoria con dispnea e cianosi. I pescatori devono fare dieci minuti a bordo e venti a terra, per riprendersi dalle esalazioni che le reti da pesca emanano;

- alcune volte, le reti, una volta salpate a bordo, prendono fuoco spontaneamente e incomprensibilmente. Inoltre, molti pescatori quando salpano le reti a bordo, perdono conoscenza inaspettatamente e misteriosamente;

- è stata segnalata inoltre la presenza inaspettata della Ostreopsis ovata, la cosiddetta alga killer, in tutti i siti in cui furono inabissati questi veleni; è la caratteristica costante dei mari e delle acque, tipica espressione del grave dissesto e della grave perdita di diversità biologica e della vita di tali siti;

- in concomitanza alla bonifica del porto iniziata nel 2008, si è verificato un aggravamento dei problemi agli occhi ed alle mani dei pescatori, nonché dei problemi respiratori ed è stato segnalato un calo dell'80 per cento del pescato;

- a Molfetta la bonifica è effettuata da parte dei sommozzatori del gruppo SDAI (servizio difesa antimezzi insidiosi) della marina militare comandati dal comandante di fregata Giambattista Acquatico, e dalla ditta Lucatelli incaricata dei lavori di bonifica;

- la superficie oggetto della bonifica, che viene chiamata zona rossa, si trova all'imboccatura del porto e nell'area antistante il porto, dove sarà costruito il nuovo porto commerciale e dove vi sarebbe un'enorme quantità di ordigni;

- a giudizio degli interroganti, questa bonifica, dove sono state concentrate tutte le risorse, è irrisoria ed insufficiente, trattandosi di una area limitatissima rispetto a quella che fu interessata all'inabissamento (ad esempio Torre Gavetone);

- notizie attestate dal giornalista Gianni Lannes «Un mare pieno di bombe». Diario, numero 49, 7 dicembre 2001, pagine 22 23 riferiscono di una «bonifica» che avviene recuperando gli ordigni facendoli esplodere tutti, convenzionali e non convenzionali, al largo delle coste;

- va rilevato che, dopo più di 67 anni dall'affondamento dei primi ordigni a caricamento speciale e la semina di tali bombe davanti all'ingresso del porto molfettese, nella cosiddetta zona rossa, per opera dei pescatori che facevano parte degli equipaggi di quei pescherecci che trovavano tali ordigni impigliati nelle reti e li ributtavano a mare proprio davanti all'ingresso del porto prima di attraccare ai moli, il riconoscimento di quelli a caricamento speciale non è più possibile per naturali fenomeni di corrosione da parte dell'acqua marina;

- l'Arpa Puglia e l'università Federico II di Napoli, hanno condotto le indagini e le analisi sulle acque su segnalazione della capitaneria di porto nel 1998;

- mentre l'arpa Puglia dice che c'è solo la presenza di alga killer, l'università di Napoli riferisce che c'è arsenico, la lewisite, ed altro ancora, oltre alla presenza della citata alga -:

se quanto riferito in premessa sia vero;

- se e quali iniziative si intendano assumere per finanziare la bonifica di tutti i siti del nostro mare interessati dalla presenza di tali ordigni, estendendo, per quanto riguarda Molfetta, l'area della bonifica ben oltre l'attuale sito del porto di Molfetta interessato dalla costruzione del nuova porto commerciale;

- se e con quali risorse si intenda sostenere il ripristino dell'habitat naturale, ossia del «Parco nazionale della posidonia oceanica San Vito di Barletta» e della flora a fauna marina, con campagne di semina delle così dette «olive» della posidonia oceanica e delle alghe, e quindi ottenere il ripopolamento, al fine di permettere la ricomparsa e la successiva conservazione delle specie marine e ripristinare la pescosità dei nostri mari, per consentire la sopravvivenza alimentare delle generazioni future. (4-09713)


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