martedì 14 dicembre 2010

PROSSIMI PASSI

Nell’incontro di ottobre tenutosi a Pesaro sono emersi due nuovi dati importanti:
- le coordinate dei siti dove sono stati affondati i residuati bellici, indicate dalla relazione di Tambroni al Parlamento nel 1951
- il testo integrale del rapporto del Sonderkommando Meyer, che fornisce dati discordanti sulle quantità degli ordigni abbandonati da quelli indicati nella risposta del Ministro La Russa al Sindaco di Pesaro e al Presidente della Regione Spacca.
In base a questi nuovi elementi promuoveremo una nuova richiesta al Ministero da parte degli amministratori locali ed una interrogazione parlamentare urgente a firma dei parlamentari marchigiani che vorranno sottoscriverla.


Il Coordinamento Nazionale

venerdì 10 dicembre 2010

L'INCONTRO DI PESARO

Venerdì 8 ottobre si è svolto l’incontro-dibattito sul tema “Residui bellici chimici nell’Adriatico”.L’incontro, promosso e organizzato da Alessandro Lelli e Niccolò di Bella per Italia Dei Valori Pesaro e da Italo Campagnoli per la lista civica LiberiXPesaro, ha avuto come relatori il giornalista Gianluca Di Feo, autore del libro inchiesta “Veleni di Stato”, e Matteo d’Ingeo, coordinatore del Movimento Liberatorio Politico di Molfetta, tra gli ospiti Giuseppina Catalano Vicesindaco di Pesaro, Davide Rossi Vice Presidente della Provincia di Pesaro e Urbino, Massimo Mariani, dirigente del Servizio Rifiuti-Suolo del Dipartimento Provinciale ARPAM (Agenzia Regionale Protezione Ambientale Marche) di Pesaro e Rodolfo Coccioni direttore del Centro di Geobiologia dell'Università degli Studi di Urbino.Hanno condotto all’organizzazione dell’evento le preoccupazioni suscitate dalla lettura del volume-inchiesta “Veleni di stato” di Gianluca Di Feo, pubblicato da Rizzoli nel 2009, in cui si denuncia, tra le altre drammatiche conseguenze della sperimentazione bellica di sostanze letali, la persistenza sui fondali dell’Adriatico di ordigni contenenti il gas tossico “iprite”, scaricati durante la seconda guerra mondiale al largo delle coste delle Marche e della Puglia. “Così fu Hitler a dare il via libera alla prima di tante operazioni nefaste: affondare nell’Adriatico oltre 4300 grandi bombe tossiche. Grazie ai documenti degli archivi tedeschi sappiamo che si trattava di 1316 tonnellate di testate all’iprite, gran parte delle quali si trovano ancora nei fondali a sud di Pesaro con il loro contenuto micidiale” (“Veleni di stato”, pag. 10).
L’iprite, gas tossico impiegato per la guerra chimica, provoca per inalazione, ingestione o assorbimento attraverso la pelle rischi gravi, acuti o cronici, anche letali, e può causare danni all'ecosistema a corto o a lungo periodo.Gli involucri d’acciaio sepolti da fango e sabbia sui fondali, con il tempo stanno corrodendosi e potrebbero rilasciare l’iprite, la cui tossicità potrebbe avere una correlazione con la cosiddetta “alga tossica” ed essere responsabile di conseguenze negative per la salute del mare, della fauna marina e dei cittadini.
Dopo la pubblicazione sul Resto del Carlino dell’articolo “Bombe in Adriatico”, in cui si cerca di riportare attenzione sull’argomento, il coordinamento regionale di Liste Civiche Marche, di cui la lista civica LiberiXPesaro fa parte, sollecita tutti i sindaci marchigiani, i presidenti di provincia e il presidente della Regione Marche a farsi portatori presso il Governo italiano di una richiesta di informazioni e chiarimenti a proposito, in particolare su quanto a conoscenza degli organi competenti in merito alla notizia, sul grado di tossicità dei materiali abbandonati, su eventuali programmi per il recupero e lo smaltimento dei residuati bellici. Nel mese di marzo 2010, Italia Dei Valori Pesaro si unisce all’appello di Liste Civiche Marche e contribuisce a sollecitare le amministrazioni locali, che si dimostrano interessate e disponibili a inviare una lettera di richiesta al Ministero della Difesa affinché verifichi l’effettiva pericolosità dei depositi e la possibilità di un risanamento integrale dell’area marina adriatica con l’ausilio delle moderne tecnologie di sondaggio, rilievo e bonifica.

LiberiXPesaro e IDV entrano in contatto con il “Liberatorio Politico” di Molfetta, un movimento civico molto informato sulla questione,
che già nel 2008 aveva inoltrato una richiesta di monitoraggio delle acque marine pugliesi alla Direzione Regionale dell’A.R.P.A. (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale ), sulla base di dati raccolti da diversi studi relativi soprattutto alla zona di Molfetta, dove erano noti da tempo casi di ritrovamento di ordigni e casi di intossicazione tra pescatori e bagnanti che riportavano una simile sintomatologia (rinite, faringite, laringite, bronchite, febbre, dermatite, vaginite, congiuntivite), attribuita all’azione di un’alga tossica, la Ostreopsis ovata, la cui origine non è stata ancora comprovata.Lo scorso 21 giugno giunge la risposta del Ministero della Difesa, che afferma l’avvenuto recupero delle bombe e la bonifica delle aree marine colpite negli anni del dopoguerra, il non ritrovamento in epoca recente di ordigni bellici con caricamento all’iprite, e la consequenziale “dubbia utilità” di ulteriori monitoraggi dei fondali.
Nell’incontro sono stati approfonditi i diversi aspetti della questione e soprattutto si è cercato di trovare soluzioni al problema, grazie all’intervento tecnico scientifico degli esperti presenti e all’impegno assunto dagli amministratori locali per le azioni da portare avanti nei confronti del governo centrale.

Il Coordinamento Nazionale per la Bonifica


video:
http://www.youtube.com/watch?v=u_7ejZQ1rhE