giovedì 14 aprile 2011

LAGO DI VICO - Zona militare, il limite è superabile. Oggi è abbandonata a se stessa e chiunque può entrare.Ma forse sotto la “Chemical city” del lago

Il cartello che indica la zona militare della

di Daniele Camilli & Roberto Pomi

"l'Opinione di Viterbo e Alto Lazio"

Zona militare Lago di Vico. Limite invalicabile? Nient’affatto. Chiunque vuole può accedervi. Le foto che pubblichiamo lo dimostrano. Tre passaggi, proprio a ridosso di quello che una volta doveva essere il Comando. Due di questi danno l’impressione d’essere stati creati ad hoc. Fungaroli? Cacciatori? Semplici curiosi come due ragazze che abbiamo visto entrare qualche giorno fa, avvisandole che si trattava di un complesso militare dove teoricamente non potrebbero entrare? Oppure persone in cerca d’altro? Perché, quella cui ci troviamo di fronte non è una “semplice” zona militare in condizioni d’abbandono dove pare capiti un militare ogni tanto a vedere che succede nei dintorni. Ma – “durante l’ultimo conflitto mondiale” – un “impianto per la produzione e il deposito di ordigni a caricamento speciale”. Ossia un “Magazzino Materiali di Difesa NBC”…NBC, non la sigla di un campionato americano di basket, ma l’acronimo della triade Nucleare, Batteriologico, Chimico. Al lago di Vico c’era infatti uno dei più importanti bunker-laboratorio dove nel corso dell’ultima conflitto bellico il regime fascista aveva concentrato le ricerche sugli ordigni più speciali. Una “Chemical city”, come la chiamavano i documenti dell’intelligence britannica, smantellata solo dopo la caduta del Muro di Berlino: tra il 1995 e il 2000. Con un’apposita operazione detta “Coscienza pulita”. Ma non del tutto, dato che in un documento del Centro Tecnico Logistico Interforze NBC, datato marzo 2010, si legge che in diversi punti del sito non solo è stata evidenziata “la presenza di masse metalliche e non metalliche”, ma anche che in un “paio di campioni di terreno” è stata riscontrata “la presenza di livelli di arsenico superiori ai valori di Concentrazione Soglia di Contaminazione”. Mentre in un terzo il superamento riguarda pure zinco e tetraclorotene. Necessaria dunque, come riconosciuto dalla stessa Amministrazione della Difesa, una procedura di “caratterizzazione e bonifica” che, prevista nei primi mesi del 2011, non sarebbe ancora partita. Altrettanto preoccupante per l’incolumità di chi liberamente potrebbe entrare e uscire dalla zona militare è quanto sta scritto a chiusura della lettera del Centro Tecnico Logistico: la “procedura di caratterizzazione e bonifica (…) dovrà necessariamente essere preceduta dalla rimozione di eventuali ordigni inesplosi o altri residuati bellici individuati dall’indagine geofisica”.

Il duplice

Una “Chemical City” di cui pochi erano a conoscenza e la cui esistenza è stata più volte negata. Almeno fino al gennaio del 1996, quando “una nube di fosgene – spiega Gianluca Di Feo nel libro “Veleni di Stato” – è scappata via e ha raggiunto la strada, aggredendo un ciclista. Inizialmente nessuno sapeva cosa avesse orribilmente colpito il malcapitato, provocandogli gravi danni ai polmoni, ma dopo alcuni giorni un ufficiale si è presentato in ospedale: ‘Forse possiamo spiegarvi…’. Quell’uomo è l’ultima vittima europea delle armi chimiche, che ottant’anni dopo la loro invenzione continuavano ad attaccare”. Inoltre l’esercito aveva messo da parte nel bunker del lago di Vico “almeno 150 tonnellate di iprite del modello più micidiale, mescolata con arsenico. In più c’erano oltre mille tonnellate di admsite, un gas potentissimo ma non letale usato contro le dimostrazioni di piazza. E oltre 40 mila proiettili di tutti i calibri”. Dal terreno sono poi sbucate – evidenzia Di Feo – “60 cisterne di fosgene assassino, ciascuna lunga quattro metri; tutte in pessime condizioni, con evidenti lesioni e tracce di ruggine. Senza dire niente alla popolazione, dalla fine del 1995 si è cominciato a svuotarle sul posto: il liquido assassino veniva pompato dalle ogive e trasferito in nuovi bidoni”. Infine, per neutralizzare il tutto “gli ingegneri con le stellette hanno creato un impianto modello che frantuma le molecole e poi imprigiona le scorie velenose in cilindri di cemento”.

“Se qualche fusto si rompeva dovevamo prenderlo e sotterrarlo”

Intervista a chi ha lavorato nel centro

Il secondo

L’argomento scotta ma non è difficile trovare qualcuno disposto a parlarne. All’interno della zona militare, della ‘Chemical City, del lago di Vico sono transitati in molti. Tra militari effettivi, quelli di leva e personale civile in tanti hanno messo gli occhi sulla fabbrica di veleni che il Ventennio fascista ha realizzato dalle nostre parti. Qualcuno ha anche delle foto, conservate nel cassetto di casa. Le fotografie del militare non si buttano mai. Gustatevi questa breve intervista a una fonte che dentro la ‘Chemical City’ ci ha trascorso diverso tempo.

Cosa c’è là dentro, oltre quella recinzione piena di buchi?

Una decina di capannoni molto grandi dove dentro erano stoccati centinaia di fusti pieni di materiale chimico. Poi ci sono delle vasche, anche queste contenenti sostenze pericolose. A noi veniva dato il compito di vigilare che quel materiale non emergesse mai dall’acqua. In fondo poi la fabbrica di armi dismessa dal 1944 e poi c’è il comando per il corpo di guardia. Oggi è praticamente un rudere.

Qual era l’attività all’interno del centro?

Essenzialmente si svolgeva un’attività di vigilanza e controllo, niente di che.

E se qualche fusto si rompeva come si doveva intervenire?

Molto semplice. Lo si prendeva, si scavava un buco nella terra e si nascondeva tutto così. Problema sparito.

Pubblichiamo di seguito la lettera inviata dalla Segreteria Particolare del Centro Logistico Interforze NBC a Regione Lazio, Provincia di Viterbo e Comune di Ronciglione in data 25 marzo 2010.

Il terzo

Prima lettera

“In data 24/03/2010 sono pervenuti a questo Centro dalla Direzione Generale degli Armamenti Terrestri i risultati di un’indagine geofisica preliminare commissionata dal Ministero della Difesa per la ricerca di masse anomale interrate presso il Magazzino Materiali di Difesa NBC di Ronciglione (VT). L’indagine ha evidenziato la presenza di masse metalliche e non metalliche interrate in diversi punti del sito. Nel corso dell’indagine sono state altresì effettuati dei carotaggi e alcune analisi chimiche su campioni di terreno prelevati in superficie e in profondità in dieci punti del sito, opportunamente scelti in corrispondenza delle anomalie geofisiche. In un paio di campioni di terreno, uno superficiale (0.5-0.7 m) e uno profondo (3.9-4.1 m) prelevati in uno dei punti sottoposti ad indagine, è stata riscontrata la presenza di livelli di arsenico superiori ai valori di Concentrazione Soglia di Contaminazione (CSC) previsti dal D.lgs 152/2006 per siti ad uso commerciale ed industriale (…). In un terzo campione di terreno superficiale (0.3-0.5 m) è stato altresì evidenziato il superamento dei valori della colonna A (sito ad uso verde pubblico, privato e residenziale) per arsenico, zinco e tetracloroetene. In considerazione che il sito, durante l’ultimo conflitto mondiale, è stato sede di un impianto per la produzione e il deposito di ordigni a caricamento speciale, allo scrivente sembra ragionevole supporre che la contaminazione di cui trattasi sia una contaminazione storica derivante dalle attività pregresse svolte presso il sito militare. Dato il tempo trascorso, non vi sono elementi per presumere che tale contaminazione possa essere suscettibile di ulteriore aggravamento. La procedura di caratterizzazione e bonifica, che l’A.D. provvederà ad eseguire ai sensi del D.lgs, dovrà necessariamente essere preceduta dalla rimozione di eventuali ordigni inesplosi o altri residuati bellici pericolosi individuati dall’indagine geofisica. (…)”

Seconda lettera

“(…) Premesso che, in previsione dell’alienazione del sito, è intenzione dell’Amministrazione della Difesa procedere alla bonifica completa dell’area, si ravvisa l’opportunità di eseguire preliminarmente la rimozione di eventuali ordigni inesplosi o altri residuati bellici pericolosi individuati dall’indagine geofisica, attivando nella fase immediatamente successiva la procedura di caratterizzazione e bonifica ai sensi del Dlgs al fine di eliminare la residua contaminazione chimica. Si evidenzia che l’indagine preliminare condotta su iniziativa di questa Amministrazione non ha avuto come oggetto i due ulteriori elementi Nichel e Cadmio, individuati in concentrazioni significative dall’ARPA, ma si sottolinea comunque che i risultati dell’indagine svolta già impongono l’attivazione delle procedure previste al titolo V del Dlgs, che prevedono un piano di caratterizzazione completo che potrà far luce sulla eventuale correlazione tra la contaminazione esistente nel sito militare e quella riscontrata a centro lago di Vico (…)”.

Documenti

danielecamilli.splinder.com

La

Le lettere inviate dalla Segreteria Particolare del Centro Logistico Interforze NBC

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